Di Peter Pan e di decrescita
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*OLIOPOP IL MANIFESTO* è una serie di considerazioni scritte nel 2016, per la maggior parte.
Si tratta della formalizzazione di un percorso compiuto, di rivisitazione degli scopi aziendali, del mercato di riferimento, del nostro posizionamento etico ed ideologico.
La riproponiamo qui, così come era stata pubblicata sul nostro vecchio blog nel 2016. Perché noi siamo sempre OlioPop, se possibile anche di più!
Prima o poi ci faremo una serie di magliette :) o un manifesto aziendale serio!
Non vogliamo crescere, se non in esperienza e sincerità.
Proprio oggi finiamo di potare due piccoli oliveti, un po’ sfortunati, un po’ sbagliati. Piantati un po’ troppo stretti, o in delle terrazze ricavate su una pendenza, meno produttivi degli altri, per questo un po’
trascurati, poi trascurati del tutto.
Un circolo vizioso di trascuratezza e mancata produzione, che si può interrompere, che abbiamo deciso di interrompere quest’anno attraverso un tentativo coraggioso, in qualche maniera radicale.
Si potrebbe dire, attenzione alle nostre periferie, a cosa siamo, da dove veniamo, e dove vogliamo andare.
Il miraggio della crescita, attraverso i suoi ciechi e triti cliché, ci imporrebbe di abbandonare ciò che non produce secondo gli standard per rivolgerci altrove, soluzioni repentine, apparentemente facili, veloci soprattutto. Senza mai domande, solo azione, senza mai fermarsi.
E questo perché la direzione è una e una soltanto, aumentare i mercati di riferimento, aumentare la produzione, acquisire nuova clientela, modificare gli impianti per produrre di più, e dover di conseguenza acquisire nuovi mercati per… insomma una spirale infinita in cui più ci si allontana dal centro e più la struttura si fa pericolante.
Armati di buone scarpe e volontà, si è deciso invece di percorrere la spirale, la nostra piccola spirale, al contrario, stazionando, decrescendo, consolidando, osservando ogni curva, ogni sasso, ogni pianta, ogni bottiglia di olio. E si è deciso di diventare eroi della discesa, coltivando il potere di fermarci ed entrare in noi stessi, sfrondando, potando (metaforicamente e non!) tutto il superfluo, tutto il posticcio e le tante sovrastrutture, per giungere a un luminoso e solidissimo nocciolo, a una struttura semplice e lineare, alla Roventina, alla Pannelli, a vaso policonico direbbero i nostri potatori. Il nostro centro!
Le piante che abbiamo potato ora sono un po’ spoglie, hanno perduto il peso delle scelte sbagliate degli anni passati, si aprono al loro e benessere, ad un futuro di solidità e, speriamo, pieno di possibilità, un futuro costruito sulle scelte di semplicità che facciamo oggi. Del resto, noi, possiamo e vogliamo aspettare, possiamo e vogliamo osservare il frutto delle nostre scelte. Che non sono scelte di quel tipo di crescita lì, incurante.
Sarà sindrome di Peter Pan?
O sarà solo rallentare la folle corsa e prendersi a cuore ciò che ci nutre, ciò che ci circonda, secondo un’ottica intera, globale, di equilibro?
***alle volte c’è così tanto da dire…abbiate pazienza per i voli pindarici!***