
Tempo di potatura: facciamo il vaso policonico?

Gli ulivi si potano un po’ quando capita nelle nostre campagne, chi preferisce potare mentre raccoglie (non ho mai capito come ahimè e non posso andare ad indagare perché in quei giorni siamo in frantoio 24h), chi pota a inizio anno, quando altro in campagna non si può fare. Noi si pota a marzo, per tutto il mese, più o meno.
E si inizia qualche giorno dopo se la primavera si presenta particolarmente fredda o si corre il rischio di un eccessivo abbassamento delle temperature: il freddo impedisce alle ferite del legno di cicatrizzarsi adeguatamente, e questo potrebbe aumentare parecchio l’incidenza della rogna dell’ulivo sulle piante (vedi il post sulla rogna).
La potatura è un argomento estremamente difficile da affrontare con gli olivicoltori, come per ogni pratica ognuno ha la ricetta giusta. Girando per le strade della Tuscia si vede ogni scuola di pensiero, e purtroppo si vede tornare di moda la maledetta acefalia.
Si cimano letteralmente le piante, limitandone lo sviluppo in altezza per comodità di raccolta: un intervento che altera fortemente il rapporto chioma/radici, favorendo l’attività vegetativa a discapito di quella produttiva, tradotto, moltissimi nuovi polloni/succhioni, con i quali la pianta compensa la perdita di legna e foglie. E anche la creazione di una pianta che comunque sarà squilibrata.

Si tratta di un sistema che nel tempo ha rivelato tutti i suoi limiti: da un lato la sua inefficacia dal punto di vista della produttività delle piante, che tenderanno a compensare con legna e non frutti, dall’altro l’aumento progressivo del lavoro negli anni, piante su cui si va a intervenire sempre in misura importante e antieconomica!
L’obiettivo della potatura, ricordiamolo sempre, è tutto umano, e legato alla comodità di raccolta e produzione. Un obiettivo economico quindi. Ridurre i tempi della potatura, massimizzarne l’efficacia è possibile solo rispettando e valorizzando le tendenze e le esigenze della pianta.

L’adozione della forma di allevamento a “vaso policonico semplificato” è quella che nel tempo si è dimostrata rispondere con più immediatezza a questi precedenti obiettivi, ma con una maggiore produzione per effetto del ruolo di equilibratore e distributore di risorse tra attività vegetativa e produttiva svolto dalle cime: la funzione di cima è proprio quella di far sfogare la pianta verso l’alto, per contenere al massimo l’emissione di succhioni e polloni, che creerebbero ulteriore lavoro (antieconomico) e calo della produzione (antieconomico!).
La porzione inferiore di chioma gode anche di un miglior microclima in termini di luce, temperatura e umidità relativa dell’aria, per cui si riduce la sensibilità verso malattie che godono di zone d’ombra e ristagni di umidità atmosferica (vedi il precedente post su occhio di pavone, cocciniglia, fumaggine).
Per i curiosi gli insegnamenti di Giorgio Pannelli sono pane preziosissimo! Si trovano molti video su youtube, e numerosissimi materiali sul suo sito…

Studiamo la teoria e mettiamo in pratica per la migliore olivicoltura possibile, soddisfacente per l’uomo perché soddisfacente per la pianta!
LOVE
YOUR
OLIVES
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