
nutrire il pianeta. è affare di tutti.
quando si lavora con il corpo e con le mani, la testa è libera di vagare, e mai attività come quella campagnola, aiuta il pensiero.
una serie di input provenienti dagli ultimi mesi si è combinata oggi, nei pensieri, dando luogo a un grande calderone di riflessioni.
partiamo dagli input.
parlando con un amico che produce eccellenti farine con un bellissimo mulino a pietra e lavora solo grani che hanno un raggio di provenienza vicinissimo al luogo di trasformazione (30-40 km), è uscito fuori il discorso esportazione. e si è stupito profondamente quando gli ho spiegato che quasi tutta la nostra produzione, nei termini del 70-80% viene assorbita da un pubblico locale, mentre il restante è destinato a consumatori comunque italiani, quasi tutti del nord italia, che ci seguono e ci supportano da anni, e che hanno diffuso la conoscenza del nostro olio tra i loro amici e parenti attraverso il vecchio e solido tamtam. e che nella nostra economia l’esportazione non esiste, l’olio che esce dall’Italia è destinato a poche realtà, con le quali il legame è prima di tutto affettivo e di conoscenza personale. ma staremo parlando forse dell’1%.
expo. input degli input. e non aggiungo altro.
l’apertura di un supermercato del biologico nella città qui vicina, al quale ci siamo ingenuamente presentati come produttori. dimenticando che un supermercato è gdo, e in quanto tale ha tutte le sue dinamiche che lo rendono un alieno senza radici in un territorio. le forniture le organizza la sede centrale, non ci sono fornitori locali diretti. è la logica della gdo. semplicissimo.
un servizio di report sulla carne suina, sui prosciutti in particolare, postato da un carissimo amico su facebook. che ha dipinto con colori e tratti ancora più netti l’abusato concetto del made in italy e della trasparenza. prosciutti con carne di provenienza europea, che subiscono una fase di trasformazione, magari la stagionatura in italia, e diventano made in italy. etichetta bandiera tricolore.
il discorso delle eccellenze. che semplicemente, senza fare esempi, che ci vorrebbe un libro intero, è il concetto più vuoto che ci sia. quasi quanto made in italy. e giustifica solo poca trasparenza e prezzi da boutique.
tutti questi pensieri mescolati hanno dato luogo a una bella centrifuga salutare e profumata. ci siamo scoperti oltranzisti del km zero, profondamente radicati nel nostro territorio e in un’idea di produzione che sembra assolutamente fuori dal tempo per quanto cocente è la sua attualità.
nutrire il pianeta, produrre cibo è affare di tutti. partecipare alla produzione è affare di tutti. avere cura degli ecosistemi, degli equilibri, attraverso pratiche agronomiche sostenibili è affare di tutti, mettere in pratica, strenuamente, delle scelte di consumo consapevoli è affare di tutti.
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